Quattro volte GRAZIE BALLA

ballardini

Grazie. Questa è l’unica parola che si può dire a mister Davide Ballardini, dopo che per la quarta volta ha condotto il Genoa alla salvezza. Ognuna delle quattro volte l’impresa è stata più difficile della precedente. Nel novembre 2010 è arrivato al posto di Gasperini, dovendo gestire l’eredità di un tecnico amato dalla tifoseria e con un credo tattico molto diverso da Ballardini. Offensivo e sempre all’attacco il Gasp, attento alla fase difensiva e meno spettacolare Balla. In una squadra costruita per fare un gioco diverso, con un mercato di gennaio a rivoluzionare la squadra dopo due mesi dal suo arrivo, è riuscito a tenere il Grifone sempre sopra la linea di galleggiamento ed a distanza di sicurezza dal terzultimo posto. Ciliegina sulla torta, due derby vinti su due, con la memorabile partita di ritorno risolta da Boselli all’ultimo secondo.

Quel campionato concluso a metà classifica non è valsa la riconferma a Ballardini, sostituito da Malesani. Passano appena due anni ed ecco che Balla ritorna al Grifo: nel gennaio 2013, con la squadra nei bassifondi della classifica e già con un cambio di allenatore (Delneri per De Canio). Il Genoa di Ballardini scala la classifica con il giusto mix di pareggi utili e poche sconfitte, arrivando ad una sofferta salvezza alla penultima giornata. L’impresa è stata molto più difficile, Ballardini è arrivato a inizio del girone di ritorno e poche partite per rimontare, ma la nave viene portata in salvo. Anche in questa occasione, però, nessuna riconoscenza da parte del presidente, che fa iniziare la stagione a Liverani.

Passano quattro anni e nel novembre 2017, dopo un derby perso 0-2 e 6 punti in 12 partite, arriva la terza chiamata, per sostituire Juric. In una squadra con scarsissima qualità offensiva (la coppia di centravanti è formata da Lapadula e Galabinov) il mister, che inizia a essere chiamato “lo zio” per via della sua aria apparentemente burbera ma dai modi gentili e sempre sobri, costruisce la rimonta partendo dalla difesa. Sono pochi i gol subiti e tante le partite vinte 1-0. La salvezza matematica arriva con quattro giornate di anticipo e questa volta Preziosi lo riconferma per la prossima stagione. La squadra sembra in grado di darle e prendere, in avvio di campionato è nella parte alta della classifica con 12 punti in 7 partite, trascinata dai gol di Piatek, giocatore semisconosciuto e alla prima stagione in Italia. Come un fulmine al ciel sereno arriva l’esonero dopo una sfortunata sconfitta interna con il Parma per 1-3. È stata questa la cacciata più dolorosa, sia per gli appellativi ricevuti dal presidente, che lo definì “scarso”, sia per l’assoluta irrazionalità della scelta visto il buon avvio in campionato. Quei 12 punti sono comunque risultati decisivi per la soffertissima salvezza all’ultima giornata, a pari punti con l’Empoli.

La quarta volta poteva essere a dicembre 2019, quando ci fu un tentativo di avvicinamento, poi non andato a buon fine, per rimpiazzare Thiago Motta. È bastato aspettare un anno ed ecco di nuovo lo zio alla guida della squadra. Il Genoa ha appena 7 punti ed è penultimo, ha vinto solo alla prima giornata con il Crotone in casa e poi quattro pareggi e sconfitte in serie. Si va a Spezia in turno infrasettimanale e ci sono solo tre giorni per preparare la partita. Leggendo la formazione iniziale di quel 23 dicembre in tanti hanno pensato: “ma Ballardini è impazzito in questi due anni?”. Radovanovic centrale di difesa ed il 37enne Pandev dal primo minuto insieme a Destro. Dopo la doccia fredda del gol dello Spezia ha avuto ragione lui: proprio Pandev ha propiziato il pareggio di Destro ed è stato lui a lanciare Behrami in occasione del rigore decisivo per l’1-2 finale, splendido regalo di Natale per i tifosi rossoblù. Quanto a Radovanovic centrale, quella scelta, per quanto dettata dall’emergenza, si è rivelata efficace dal punto di vista dei gol subiti e dei risultati. Tra gennaio e febbraio il Genoa ha posto le basi della salvezza, perdendo solo a Reggio Emilia contro il Sassuolo e contro la capolista Inter, guadagnando terreno sulla terzultima posizione, garantendosi una posizione di vantaggio in vista della volata finale.

I problemi, non nascondiamolo, non sono mancati: nel corso del campionato sono venuti fuori i limiti della scelta di Radovanovic centrale e la mancanza di alternative presentabili, la squadra non ha particolarmente brillato per dinamismo e atletismo, alcune formazioni iniziali sono apparse ai più quantomeno azzardate per la scelta di uomini non in grandissima forma. Da marzo a maggio sono arrivate tre vittorie, poche ma fondamentali visti gli avversari: il Parma che si giocava le ultime chance per riagganciare il treno salvezza, lo Spezia sempre distante pochi punti e quindi concorrente diretto, infine il Bologna nella partita decisiva, l’ultima partita abbordabile prima della temibilissima Atalanta di Gasperini e del Cagliari. La trasferta di Cagliari era vista come un incubo in caso di salvezza ancora da raggiungere, visto che proprio i rossoblù sardi sono ancora in lotta per rimanere nella massima serie, ed era indispensabile arrivarci con la salvezza già in tasca.

Così è stato. Grazie, grazie, grazie, grazie Balla. Hai preso una squadra allo sbando, l’hai risollevata e portata alla salvezza con due giornate di anticipo, cosa che ritenevamo impossibile fino al 22 dicembre. Nei meme che girano in chat, la faccia di Ballardini è spesso montata su figure di santi, visti i miracoli che riesce a compiere ogni volta che si presenta in rossoblù. Rimanendo in ambito laico, invece, può essere più appropriato paragonarlo al Mister Wolf di Pulp fiction, quello che viene chiamato e “risolve problemi”. Non sappiamo se l’anno prossimo verrà riconfermato, nonostante gli accordi prevedessero il rinnovo automatico in caso di salvezza, sappiamo che questa salvezza è in gran parte merito suo, della sua sobrietà e del suo buon senso. Grazie ancora, zio Balla!

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