L’incredibile impresa della Banda di Bagnoli

È possibile che da una serata storta, anzi stortissima, e finita in polemiche tra allenatore e tifoseria, con la squadra contestata, nasca una stagione memorabile? 

È possibile che da una serata storta, anzi stortissima, e finita in polemiche tra allenatore e tifoseria, con la squadra contestata, nasca una stagione memorabile? 

 







 È il 21 novembre 1990, al Ferraris si gioca il ritorno degli ottavi di finale di Coppa Italia tra Genoa e Roma. Il Genoa ha perso l’andata 2-0 e servirebbe un miracolo per passare il turno. Le cose sembrano mettersi bene nel primo tempo quando Eranio conquista un calcio di rigore. 

Sul dischetto va Mario Bortolazzi, nuovo acquisto e che finora non ha incantato. Il pallone che potrebbe riaccendere le speranze viene bloccato dal portiere giallorosso Zinetti. 

Lo sfogo di Bagnoli

La partita finirà 1-1 e la gradinata Nord contesta duramente la squadra, chiedendo un maggiore impegno e lamentando gli scarsi risultati ottenuti fino a quella sera. In conferenza stampa accade l’impensabile: Osvaldo Bagnoli, tecnico rossoblù, si scaglia contro i tifosi, che a suo dire non avrebbero dovuto contestare la squadra che ha dato tutto. Bagnoli è un fiume in piena e dice addirittura che certi tifosi sono la rovina del Genoa. Ad una domanda sul derby imminente, con i cugini blucerchiati che stanno volando altissimo e sono imbattuti, Bagnoli azzarda: solo i giocatori si meriterebbero la vittoria nella stracittadina, non certo i tifosi che hanno contestato. I tifosi del Genoa non lo sanno ancora, ma il Genoa di Bagnoli nasce proprio quella sera.

Riavvolgiamo un attimo il nastro.

Il Genoa del 1990/91 parte con parecchie novità ed i soliti mugugni che ben conosce chiunque abbia avuto a che fare con il club più antico d’Italia. Se ne è andato via un allenatore amatissimo, Franco Scoglio, che ha riportato la squadra in A ed ha contribuito a salvarla. Via anche un altro protagonista della promozione, Davide Fontolan ceduto all’Inter, e i due uruguagi che non avevano convinto, Perdomo e Ruben Paz. 

C’è uno zoccolo duro che è in squadra dalla promozione dell’89: (Caricola, Signorini, Ruotolo, Onorati) o poco prima (Eranio, Torrente), su cui si innestano giocatori di qualità.

genoa 1989-90
La formazione del Genoa 1989-90 dopo il ritorno in serie A. Da sinistra, in piedi: D. Fontolan, G. Signorini (capitano), F. Collovati, J. Perdomo, R. Paz, A. Gregori; accosciati: C. A. Aguilera, G. Ruotolo, V. Fiorin, A. Ferroni , A. Urban.

 A fare coppia con Aguilera in attacco arriva Skuhravy, protagonista ai mondiali di Italia 90 con la Cecoslovacchia. A campionato iniziato arriva Claudio Branco, laterale sinistro brasiliano, che come vedremo troverà il modo di farsi amare dai tifosi. 

A centrocampo ecco Bortolazzi, che Bagnoli ha già allenato a Verona e lo vuole sotto la Lanterna. Già, Bagnoli. Il nuovo mister, che ha l’ingrato compito di sostituire Scoglio, idolo del popolo genoano, ha stupito tutti nel 1985 conquistando un insperato scudetto con il Verona, beffando le big del calcio italiano. 

Il suo carattere è quasi agli antipodi di quello del Professore: non certo un amante di frasi roboanti o che rimarranno negli annali ma non per questo meno passionale. Soprattutto è una persona che conosce il calcio e sa quello che vuole.

osvaldo bagnoli allenatore genoa

La squadra sembra di un livello superiore, ma dopo una vittoria convincente contro la Roma alla seconda di campionato non si vince più. Una serie di pareggi, molti dei quali a reti bianche, e un brutto tonfo a Bari, 0-4. 

L’ambiente rossoblù inizia a ribollire: l’addio dell’amato professor Scoglio sembra non pagare. I nuovi acquisti non stanno rendendo al meglio, soprattutto Skuhravy che ha segnato un solo gol. 

La serata di Coppa Italia è dunque la tempesta perfetta tra eliminazione, contestazione del tifo e l’intemerata di Bagnoli contro la mitica Nord.

Quelle parole però in qualche modo infondono coraggio alla squadra, che si sente difesa dal suo tecnico e di lì a poco darà il meglio di sé.

Un derby da cartolina

Il 25 novembre si gioca il derby, la Samp è formalmente in casa ma sugli spalti i genoani regalano uno spettacolo incredibile. La Gradinata Nord mostra una delle coreografie più belle della sua storia e la Fossa dei Grifoni infiamma la parte rossoblù dello stadio. I genoani, si sa, nei momenti di massima difficoltà, nelle sfide apparentemente impossibili, danno il meglio. 

Anche la squadra sembra più carica, evidentemente Bagnoli ha reso consapevoli i suoi ragazzi che possono dare un dispiacere ai cugini: del resto una partita prima o poi dovranno perderla, o no? Dopo 28 minuti un gol da antologia di Eranio ammutolisce la Sud. Il Genoa avrebbe anche le occasioni per raddoppiare ma non le sfrutta, e nel secondo tempo la Samp esce con un miglior atteggiamento, che la porta a conquistare un calcio di rigore con Mancini, che verrà trasformato da Vialli (vi dice qualcosa il coro “Luca Vialli e Bobby gol segnan solo su rigor”?). 

Il Genoa comunque non ci sta e dopo due occasioni sfumate con Aguilera (prima recuperato in velocità da Vierchowod e poi con Pagliuca che gli nega la gioia del gol su punizione) arriva quella buona. Da calcio piazzato Claudio Branco spara un missile che si infila sotto il sette: Pagliuca è battuto e la Nord esplode di gioia per quello che si rivelerà il gol vittoria.

 La rete del brasiliano, subito rinominata “la sventola” diventerà talmente iconica da finire nelle cassette della posta di molti tifosi sampdoriani un mese dopo, a mo’ di cartolina natalizia. 

Il Genoa è riuscito in un’impresa: sfavorito nel derby, come sempre negli anni Ottanta e Novanta, contro i cugini che stanno andando a mille e con un ambiente in subbuglio, ottiene una vittoria meritata ed importantissima. 

Tra i migliori di quella partita c’è proprio il regista Mario Bortolazzi, finito sul banco degli imputati dopo il rigore sbagliato contro la Roma.

cartolina gol branco derby 1991

L'inizio della cavalcata

Quella incredibile settimana dà la svolta e di fatto segnerà la nascita del più forte Genoa del dopoguerra. 

In campionato arriva un’altra vittoria per 2-1 contro il Parma, ancora con un missile di Branco che trafigge il suo compagno di nazionale Taffarel (con cui tre anni dopo vincerà i Mondiali nella finale di Pasadena contro l’Italia). 

Seguono altri risultati positivi, che fanno pensare che questo Genoa può ambire a qualcosa di più della salvezza, magari regalare un’annata memorabile ai propri tifosi.

I sogni sembrano stroncati sul nascere dalle due sconfitte consecutive con Cagliari e Inter ma arriva il riscatto con il ritorno ai due punti contro l’Atalanta.

L'impresa di Torino

La domenica successiva si va a Torino, contro la Juventus capolista insieme all’Inter, ed il Genoa scrive un altro pezzo di storia: bianconeri battuti a domicilio come non accadeva da 63 anni (e come non è più accaduto nei successivi 30) grazie a un gol di Skuhravy. 

In quella partita la Juve, passata in svantaggio nel primo tempo, nonostante l’assedio non riesce a rimontare lo svantaggio. Baggio e Schillaci, implacabili pochi mesi prima nelle notti magiche di Italia 90, non riescono a superare Braglia. 

Il girone di andata si chiude con il Genoa al sesto posto, una piazza che potrebbe valere una storica qualificazione Uefa. 

Il sogno europeo

Il girone di ritorno non inizia nel migliore dei modi ma il Genoa riprende subito la marcia con cinque vittorie in sei partite e la sola sconfitta a Napoli, prima di un doppio tonfo: a Torino, forse distratti dall’imminente derby, i giocatori di Bagnoli perdono 5-2 e dopo il derby a Parma arriva un’altra sconfitta per 2-1. 

Il derby finisce con il risultato a occhiali, la Samp non riesce a vendicarsi dell’andata e il Genoa rimane imbattuto contro la migliore Sampdoria di sempre.

L’Europa comunque è a portata ed il Genoa non perde terreno (quella di Parma sarà l’ultima sconfitta della stagione). Aguilera e Skuhravy continuano a segnare e si arriva all’ultima giornata. Il Genoa ospita la Juventus, che in caso di vittoria potrebbe soffiare l’Europa ai rossoblù. È a tutti gli effetti uno spareggio Uefa.

La banda di Bagnoli fa la storia

La Juve di Maifredi, nonostante un’importante campagna acquisti, ha steccato ed ha l’ultima opportunità per una magra consolazione visti gli standard bianconeri. 

Il Ferraris è una bolgia e indossa il vestito delle migliori occasioni: coreografia spettacolare ed ambiente infuocato. La sblocca, naturalmente su punizione, Claudio Branco, che trafigge Tacconi ed incanala la partita sui binari giusti. In apertura di secondo tempo Skuhravy chiude i conti e festeggia con l’immancabile capriola. 

2-0 finale, quarto posto in classifica, miglior risultato del dopoguerra, e Genoa che entra nella leggenda. 

La città è in festa e nonostante la Samp abbia conquistato pochi giorni prima lo scudetto, quel giorno è bardata di rossoblù. La banda Bagnoli ha fatto l’impresa. 

Se qualcuno avesse detto, quella sera di novembre, che il campionato del Genoa sarebbe finito così, con una qualificazione europea ed il tecnico che aveva osato attaccare la tifoseria osannato dal popolo genoano, sarebbe stato preso per pazzo, ed invece è successo.